Lord Baratuciat, noblesse oblige....

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17 Aprile 2021 

Nascita di un vigneto

Il Baratuciat che verra'...

Il vino è magia: parlarne è cultura, attendere la prima vendemmia emozione!

 Noi lasciamo che la Natura faccia il suo corso....

Vitigno Baratuciàt

Tratto da Arca del Gusto -

Fondazione Slowfood per la Biodiversità onlus

Il Baratuciàt è un vitigno piemontese autoctono dell’area giacente sulla morena glaciale della Val di Susa e della Val Sangone. La sua prima menzione si trova nel Bollettino Ampelografico del 1877 redatto dal Conte di Rovasenda.

Il Baratuciàt era coltivato prevalentemente come uva da tavola. Le testimonianze storiche la descrivono come un’uva poco adatta a fare vino, perché la forte vigoria della pianta e l’allevamento a pergola non permettevano di ottenere la completa maturazione dei grappoli.

L’arrivo della fillossera nel 1928 in Val di Susa e l’abbandono delle terre, favorito dall’industrializzazione dell’area torinese nel secondo dopoguerra, ne hanno quasi causato la scomparsa.
Il suo recupero si deve a Giorgio Falca, viticoltore di Almese, che negli anni ‘70 si prese cura della quasi centenaria vite a pergola del nonno sopravvissuta alla fillossera.
Dalla fine degli anni ‘80 rinnovò, partendo dalle marze di quella pergola, i suoi tre “micro” vigneti in frazione Rivera: Tèit, Cianisot e Moncurt.
A partire dagli anni ’90 il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino (Disafa) ne ha studiato le potenzialità in vigna e  presso la cantina sperimentale del centro Bonafous di Chieri.

Il vitigno si ritrova in ceppi sparsi nei vecchi vigneti dei comuni di Villarbasse, Buttigliera ed Almese ed è stato oggetto di un lavoro di studio e caratterizzazione sia agronomica che enologica. L’analisi con marcatori molecolari del DNA non ha evidenziato alcuna corrispondenza genetica con altri vitigni dell’Italia nord occidentale. 

L'eredità di Giorgio Falca è stata raccolta dal vigneron Giuliano Bosio sempre di Almese  che ne ha elevato la produzione in qualità.

Il metodo di vinificazione ottimale prevede una criomacerazione di 12 ore in pre-fermentazione, poi una pressatura soffice. La fermentazione è eseguita in vasche d’acciaio a temperatura controllata, con lieviti selezionati. L’affinamento è di 4-5 mesi in acciaio e un mese in bottiglia.

Il vino ha colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Il profumo è intenso, ha note di mela verde, ananas, fiori sambuco, di eucalipto e miele d’acacia. In bocca è complesso, con una lunga scia sapida, accompagnata da una giusta acidità. Il retrogusto è mandorlato, grazie all’elevato estratto secco è considerato un vino bianco longevo.

Vini Storici Sacra San Michele

Un fresco calice di Baratuciat  nella versione ferma o bollicine

si abbina perfettamente con

vellutate

cruditès

flan di verdure

Costolette di agnello croccanti

Capunet

Rollè di coniglio ai peperoni 


Vitello tonnato

Escargots alla parigina 

Trote affumicate della Jougnena


Cipolle ripiene

Pane del Re

Mele renette al burro di montagna

Nella versione da uve

passite, il Baratuciat

è un ottimo vino da

meditazione, ideale  

accompagnamento di 

canestrelli, paste di

meliga e friandises.